La casa piccola di Trieste

La casa piccola di Trieste

Siamo una famiglia così composta: papà Rocco, mamma Lucia, e tre splendide figlie, Erminia, Angela e la piccola Francesca Antonella. Siamo della Basilicata, in provincia di Potenza.

Il nostro problema si è presentato nel 2014 quando, dopo vari tentativi di avere una risposta precisa rispetto a un ritardo nel linguaggio di Francesca Antonella, passando dalla diagnosi di iperattività a quello di ipoacusia, ci siamo ritrovati all’I.R.C.C.S. Burlo Garofolo di Trieste.

Da subito abbiamo notato una grande efficienza da parte della dottoressa Eva Orzan, responsabile del reparto di Audiologia, e di tutto il suo staff, il dottor Muzzi, le logopediste Chiara e Federica, Pietro e Raffaella, e la psicologa Elena.

Colgo l’occasione per ringraziarli tutti con grande affetto e con la viva speranza di volerci sempre così bene perché, oltre all’aspetto professionale, questi dottori hanno curato anche lo stato psicologico di tutta la nostra famiglia.

Ed eccoci a noi. In questo percorso familiare molto dobbiamo anche all’A.B.C., perché ci ha reso tutto più semplice. Ricordo con precisione il momento in cui incontrammo le dottoresse Sandra e Giuliani (le chiamo così perché loro stesse si sono presentate in questa forma) nella sala d’aspetto del reparto di Audiologia, quando attendevamo di essere ricevuti dalla dottoressa Orzan. 

Ci chiesero da dove venivamo e con piccoli gesti e con poche parole ci offrirono una spalla su cui lasciare scorrere le nostre paure. Non conoscevamo nessuno, avevamo la sola certezza della bravura della dottoressa Orzan, e un suo certo istinto materno ci spingeva a confidare tutto alla dottoressa Sandra (esile, garbata e gentile). Lei ci rassicurò di volerci aiutare a trovare una sistemazione migliore, dove portare anche le altre figlie, per vivere a Trieste insieme.

Dopo aver affrontato la visita, e invogliati anche dalla dottoressa Orzan ad accettare l’ospitalità offertaci da A.B.C., nel viaggio successivo prendemmo contatti telefonici. Da allora non abbiamo mai più staccato questo filo diretto.

Questo grande progetto, offrire accoglienza alle famiglie provenienti da fuori regione, è un gesto di grande umanità che il Burlo, attraverso A.B.C., dona ai suoi assistiti. Per una famiglia di cinque persone non è poco: poter vivere insieme questa esperienza è una cosa bellissima, coinvolgente e grandiosa, che non avremmo mai potuto fare se non ci fosse stata l’Associazione. Inoltre, questo legame crea il contatto umano che fa venir voglia di ritornare: si torna nella stessa casa, ormai ci appartiene, per la nostra bimba, come per tutti i bimbi, è una seconda casa. Francesca Antonella la chiama la «casa piccola di Trieste». Questo è molto bello! Pensavamo di trovare gente fredda e invece abbiamo incontrato persone umili, gentili, riservate e accoglienti. Molti ascoltano la nostra storia ed esclamano: «Siete sicuri che è in Italia questo angolo di umanità?».

La disponibilità, la discrezione nell’affidarci una casa, il calore che sentiamo rendono qualsiasi percorso meno doloroso, perché sappiamo che ci siete voi ad aspettarci!

Lucia e Rocco Moles