Venire alla luce

Venire alla luce

Salve a tutti, mi chiamo Roxana e scrivo questo breve testo per raccontare la nascita del nostro primo bambino, Andrej. Lo faccio prima di tutto perché è un momento che voglio ricordare, con tutte le emozioni che ho vissuto. E poi per ringraziare chi, come l’Associazione A.B.C., ha aperto le porte della propria casa in un periodo in cui divieti e chiusure sembravano essere l’unica risposta possibile.

Oggi Andrej ha quasi tre mesi, un tempo che mi pare sia volato, anche se alcuni momenti sono stati davvero lunghi, interminabili, senza respiro.

La gravidanza non è stata un periodo semplice. Mentre Andrej cresceva dentro di me i medici ci hanno detto che qualcosa non andava, avevo troppo liquido amniotico e per quattro volte lo hanno dovuto togliere. Ognuno di questi quattro momenti al Burlo è stato via via più complesso, non solo per le preoccupazioni sulla salute del nostro bambino, ma perché c’era bisogno di viaggiare da Udine e Trieste, mentre i controlli su chi si spostava da provincia in provincia si facevano sempre più stringenti.

A pochi giorni dalla nascita, il mondo pareva chiudersi completamente: il Covid-19 aveva bloccato ogni cosa, non ci si poteva muovere di casa, non si poteva viaggiare, per andare a fare la spesa le code erano interminabili e l’accesso consentito solo con la mascherina e i guanti. Io ero sempre più preoccupata, perché non sapevo come sarebbe stata la nascita, come avrei potuto stare vicino al mio piccolo, cosa avrei fatto, cosa sarebbe successo in ospedale, se lo avrei potuto abbracciare.

Ed ecco, proprio allora, la buona notizia! Una casa per me e mio marito, un appartamento a Trieste che mi avrebbe consentito di essere vicino ad Andrej. Dopo la nascita, sono stata ogni giorno in ospedale, anche se potevo vedere il mio bambino solo per due ore. Quei dieci giorni sono stati forse i più lunghi della mia vita. Sapevo, però, di essere vicina ad Andrej, a distanza di poche fermate di autobus dalla mia casa triestina c’era il suo incubatore.

Questo appartamento è stato un rifugio, al suo interno mi sono sentita proprio come a casa mia. Grazie di cuore all’Associazione che mi ha aperto le porte e abbracciato in un momento in cui abbracciare sembrava solo un gesto pericoloso.

Roxana, mamma di Andrej