Il coraggio allo specchio
Quanta forza d’animo ci vuole per affrontare quotidianamente il rischio di perdere un bambino, di andare incontro al nemico che è la malattia grave? Non siamo eroi, siamo medici coraggiosi che, nonostante i progressi della medicina e della tecnologia, dobbiamo affrontare comunque la perdita di un paziente, lasciar volare un angelo… arrenderci. E il primario, quale è il mio ruolo, non è, solo, chi sta dietro la scrivania a risolvere problemi burocratici, a leggere gli ultimi aggiornamenti su quel farmaco o su quella malattia ma, quotidianamente, come una buona madre di famiglia, sostiene il suo collaboratore, lo aiuta in quella scelta complessa che non è portare a casa il turno, ma prendersi carico del paziente e della famiglia. Quindi il coraggio sta nell’assumersi sempre le proprie responsabilità, anche a costo di essere impopolare. Il Bene del paziente viene prima di tutto. Spesso ricordo ai miei colleghi che se uno di loro perde, perdiamo tutti e viceversa. Il coraggio di accettarsi, di accogliere i difetti dell’altro fa di un gruppo una squadra vincente, che cura non la malattia ma la persona, i suoi affetti, i suoi legami, i suoi bisogni.
Nessuno però ci insegna ad essere coraggiosi, e ogni giorno è necessario trovare il motore che accende questo coraggio. Io lo trovo nei miei pazienti. È il loro coraggio che nel buio della notte ti fa vedere la Stella Cometa.
Quanto coraggio c’è in un bambino che affronta un intervento chirurgico così complesso da richiedere il ricovero in terapia intensiva? Se ne stanno lì, in quel letto, a volte tanto grande per loro, ad ascoltare gli allarmi del monitor, le nostre spiegazioni, le nostre richieste e… ci guardano, ci ringraziano, e spesso ci regalano un sorriso o ci danno il cinque. Certo, ci sono i nostri potenti e magici farmaci, ma quello è lo spirito coraggioso dei nostri piccoli, grandi pazienti. Certo ci sono anche i loro genitori, perché la nostra Rianimazione è aperta, significa che si può stare vicino al proprio piccolo. Quanto coraggio nei genitori, stanno accanto al proprio figlio, in silenzio, con la paura di disturbare ma soprattutto con la paura di perdere la loro fonte di vita. Genitori coraggiosi che di fronte alle fatiche di una vita spesa nell’amore di bambini affetti da malattie rare, quelli che chiamo bimbi speciali, hanno sempre una parola positiva, un «Grazie dottore!». Questo è l’insegnamento, l’esempio da dove ricavo il mio coraggio. Quel coraggio che mi permette di accettare anche le sconfitte, l’impopolarità per l’aver perso, e allora non un grazie ma parole terribili come «non me l’avete salvato». Parole che rimbombano nella notte e ti svegliano, ma quel coraggio che abbiamo ricevuto allevia il dolore e ti convince ad andare avanti, ad esserci lì, vicino, con tutte le nostre armi e la nostra umanità, per prenderci cura di loro e non solo per curare i nostri piccoli, grandi pazienti. Grazie Stella, grazie Arianna, grazie a tutti voi miei bambini coraggiosi. Grazie alla mia squadra di medici e infermieri.
Dott.ssa Raffaella Sagredini
Direttrice S.C. Anestesia e Rianimazione
IRCCS Materno Infantile Burlo Garofolo