Portare sul volto dei bambini un sorriso

Portare sul volto dei bambini un sorriso

Oggi è Luca che ci parla della sua esperienza con A.B.C. nella quale ha avuto modo di ripartire da zero, cercando, insieme ai bambini e alle famiglie, il miglior modo di giocare e di stare insieme a loro. Luca dice “ho capito che la cosa ancora più bella di portare il sorriso ad un bambino è quella di riportarlo sul volto!”

Ricordo con precisione l’insicurezza che sentivo quando entrai per la prima volta in reparto:

Mi sentivo totalmente alle prime armi.

Nel primo periodo ho dovuto reimpostare il mio modo di fare: ho imparato poco a poco a fare delle pagine di un libro o del tabellone del gioco da tavolo quel “campo giochi” a cui ero abituato e delle parole dei bambini quei balli di gruppo che usavo un tempo per interagire con loro.

L’esperienza da volontaria ti cambia la vita, almeno per me è stato così, ti fa vedere il mondo in modo diverso, le preoccupazioni quotidiane una volta entrati in reparto diventano cose quasi inutili. La cosa più bella che mi porto a casa ogni volta che finisco il giro delle stanze sono i sorrisi, le sofferenze e i tanti silenzi riempiti da sguardi intensi. Potrei raccontarvi tanti episodi emozionanti vissuti nei mesi trascorsi ma non saprei sceglierne uno perché ogni bambino, ogni ragazzo ti lascia qualcosa che costudirò gelosamente nel mio cuore. 

Ma c’era uno scopo in più qui: alleggerire ai bambini e ai genitori una situazione che era più o meno spiacevole. E qui ho capito che la cosa ancora più bella di portare il sorriso ad un bambino, è quella di Ri-portarlo sul suo volto.

E così ho trovato anche io il sorriso per entrare in reparto, che ci fossero bambini o meno. Se ce n’erano potevo dare una mano mentre se le stanze erano vuote mi piaceva pensare che nessun bambino stava male in quel momento.

 

E così i mesi passavano e io mi riconoscevo sempre di più in questo ruolo così piccolo ma importante.

Ho visto sorrisi (e lacrime) che raccontavano storie di ogni tipo, da ogni parte del paese ma anche dall’estero alle quali mi sono più o meno affezionato. E quando vedevo vuota la stanza di un bambino che ero riuscito a conoscere meglio sentivo nel cuore un forte orgoglio per aver potuto dare una mano.

E così il tempo è passato fino ad arrivare all’ultimo giorno di tirocinio quando è successo l’inaspettato: una piccola ex paziente, a cui mi ero affezionato, è tornata a Trieste e mi è corsa incontro per abbracciarmi.

Credevo all’inizio di avere abbastanza esperienza per cavarmela, ma qui ho capito che ciò che mi serviva era ripartire da zero. Ripartire dall’A.B.C.

Io ad oggi posso dirvi che il mio tirocinio l’ho quasi finito, ma la mia esperienza da volontaria continuerà ancora perché una volta provate queste sensazioni è difficile distaccarsi da questa grande famiglia composta da noi volontari e da tutti i pazienti insieme alle loro famiglie del reparto chirurgia.