I tre momenti del viaggio di una famiglia: a casa

I tre momenti del viaggio di una famiglia: a casa

“Buongiorno, è la programmazione chirurgica. Volevamo informarla che è stata fissata la data dell’intervento…”

Hai mai pensato a cosa prova un genitore quando riceve questa telefonata?

Da questa chiamata inizia il conto alla rovescia sia per le famiglie che affrontano per la prima volta l’intervento chirurgico del proprio bambino sia per quelle che devono tornare al Burlo per proseguire il percorso di cure.

“Come possiamo immaginare, nessun genitore vorrebbe portare il proprio figlio in ospedale. Nessuno vorrebbe partire. Partire significa fare i conti con un rischio e questo rischio comporta affrontare la paura che qualcosa possa andare storto.

In questi casi, tendiamo a concentrarci su quelle piccole grandi cose che sono alla nostra portata, per esempio: cosa mettere in valigia, come arrivare a Trieste, dove alloggiare…” ti racconta la dottoressa Alexandra Teodorescu, psicologa di A.B.C.

I genitori dei piccoli pazienti partono mettendo in valigia pensieri, dubbi, paure ed aspettative. Chiudono la porta di casa pensando che la prossima volta che si aprirà sarà al ritorno dall’ospedale e sperano che tutto possa andare per il meglio.

Quando arrivano a Trieste, trovano un’altra porta che si apre: la porta di una Casa A.B.C. Sarà un luogo che potrà farli sentire come se fossero nella loro casa e che potrà essere un rifugio sicuro in un momento pieno di incertezze.

“Insieme stiamo vicino alle famiglie nel loro percorso. Le supportiamo nell’affrontare il lungo viaggio verso Trieste, l’intervento, le incertezze e le preoccupazioni. Sosteniamo la loro forza e le accompagniamo nella loro speranza che tutto possa andare bene. E che da quella chiamata iniziale, tanto attesa ma anche tanto temuta, possa nascere qualcosa di buono” conclude la dottoressa Teodorescu.