Gesti di pace
In un momento storico in cui si pensava che le guerre fossero confinate in realtà territoriali considerate lontane ed estranee, il conflitto in Ucraina ha scosso le nostre coscienze assopite, il nostro sguardo miope, i nostri confini fragili.
Il dramma della guerra, con le sue sequele di morti, feriti e distruzione, ha colpito civili inermi, bambini, famiglie, persone anziane. Statistiche recenti parlano di cinque milioni di profughi. In questa complessa situazione umanitaria vediamo come gli obiettivi di missili e bombe siano ospedali, scuole e abitazioni.
Molte famiglie sono dovute scappare dal conflitto vivendo inevitabilmente difficili situazioni anche sul piano della salute dei propri figli. Da un giorno all’altro questi bambini si sono trovati non solo a fare i conti con la patologia, ma anche con la necessità di affrontare un viaggio, abbandonare il paese di origine e i propri cari alla volta di un contesto territoriale straniero, dove si parla una lingua che non conoscono.
Molti profughi approdano proprio a Trieste, non solo come punto di passaggio ma come meta di nuclei familiari che, accanto ai propri figli, devono affrontare complessi percorsi chirurgici a causa di malformazioni congenite.
L’IRCCS Burlo Garofolo e la S.C. di Chirurgia Pediatrica offrono competenze specialistiche che possono garantire ai più piccoli migliori condizioni di vita.
Osservare queste situazioni ha spinto l’Associazione ad aprirsi a un nuovo progetto, supportando i bambini malati e i loro cari che fuggono dall’Ucraina e che cercano un approdo sicuro per riuscire a curare i propri figli. A.B.C. ha deciso di affiancarli, garantendo accoglienza, supporto nella comunicazione (e quindi una migliore comprensione dei bisogni), sostegno economico per l’acquisto di beni di prima necessità e supporto psicologico. Un luogo affidabile, una casa, la possibilità di proseguire il percorso chirurgico intrapreso pensiamo possano riportare una piccola parola di pace nelle esperienze di queste famiglie, cercando di salvaguardare spazi di vita sicuri dentro e fuori dall’ospedale.
Due bambine, Olga e Polina, e le loro storie di vita si sono intrecciate a quelle di A.B.C., che ha organizzato progetti declinati sulle necessità specifiche. L’obiettivo di accogliere ha il duplice senso di accompagnare e di aprire possibilità di inserimento attivo di queste persone nel contesto di vita triestino per promuovere l’autonomia, elemento chiave nella vita e nel benessere personale possibile in questo tempo faticoso.
Guardiamo alla pace come obiettivo delle azioni dell’Associazione, per poter contrapporre all’orrore l’accoglienza, alle ferite la speranza della guarigione, e contribuire a offrire agli occhi dei bambini una nuova opportunità di crescita.