Noi ci siamo in ogni caso
“Noi ci siamo in ogni caso!”: è questo che Anna scrive con orgoglio ed emozione. Di fronte alla mutevolezza del reparto, in cui ogni bambino è portatore di una storia unica e irripetibile, di fronte a condizioni di salute spesso instabili e precarie, di fronte alle oscillazioni dell’umore provato da stanchezza e sofferenza, di fronte ad una realtà che cambia costantemente … i volontari dell’A.B.C. ci sono comunque e questo ESSERCI è un punto fermo, un riferimento, una certezza per ogni bambino e ogni genitore.
“Toc toc, è permesso?”: è la “formula magica” che ho pronunciato quando ho iniziato la mia esperienza di volontario con A.B.C.
Come ogni prodigiosa magia, si crea gradualmente, da una situazione comune che incontra una grande difficoltà che sembra insormontabile.
Ogni magia ha dei rituali. Ci si incontra nell’atrio dell’ospedale e “ci si trasforma”: da persone comuni con storie e vite diverse si diventa un’unica maglietta rossa. Non abbiamo una bacchetta magica, ma un carrello che viene riempito di giochi, DVD e libri. Non indossiamo guanti bianchi, ma disinfettiamo le mani dal mondo esterno per andare a dare una mano in reparto.
Quello che capita spesso è che il genitore faccia da collante tra il volontario e il bambino o che siano gli stessi ragazzini a generare coesione tra i “grandi”. Gli ambienti sono sempre gli stessi, le stanze hanno i soliti numeri, eppure, ogni volta, mi sono imbattuta in un reparto diverso. Varcando le soglie delle stanze ci si immerge in qualcosa di nuovo e sorprendente.
Quello che ci si aspetta è la fatica, le preoccupazioni, l’abbattimento e la noia dell’ospedalizzazione; ciò che però stupisce spesso è la fantasia, l’allegria, la forza e la contagiosa spensieratezza dei pazientini. Vi chiederete cosa succede una volta nelle stanze, vi faccio un esempio: il mio primo giorno un ragazzino ci ha portati dalle profondità dell’oceano al gelo dell’Antartide, dalle gole dei vulcani alle cime dell’Himalaya, dalle distese del deserto allo spazio intergalattico. Con la fantasia s’intende, ma tornata a casa era come se ci fossi andata davvero.
Tutti attraversiamo la malattia e la sofferenza, ma non ci si aspetta che compaia un’impalcatura di sostegno che è fatta di persone. I “prodigi” non sempre accadono grazie a medicamenti o interventi … a volte l’unico prodigio che c’è sono le risorse personali. Come volontaria dell’A.B.C. voglio portare questo messaggio: le persone sono la prima risorsa e ogni malato è una persona ricchissima di risorse.
Vi ho detto che la formula magica la pronunciamo noi, la magia, però, la compiono i bambini del Burlo.
Una magia fatta di curiosità, di risate, di sorrisi, di forte comunicazione, anche senza le parole, e di vitalità.
Quando vi mancheranno le risorse, cari bambini, ne avremo noi per voi.
Che altro dire se non:“Toc Toc, è permesso?”.