Nutrire è stare insieme, nutrire è parole

Nutrire è stare insieme, nutrire è parole

Nell’attesa che un bambino nasca, solitamente la coppia fantastica sul suo aspetto, sul suo carattere, sui gusti, se maschio o femmina, su ciò che farà da grande. Quando si avvicina il momento del parto, la mamma comincia anche a pensare agli indumenti che le consentiranno di allattare al seno con più comodità. Si dà per scontato che il latte materno sia il nutrimento migliore per il bambino e che «se non attaccato al seno appena nato», avrà difficoltà a riconoscere la mamma. Frequentemente, con queste immagini troppo spesso amplificate sia dai conoscenti che dagli specialisti, si attende la nascita. A volte però le condizioni fisiche del neonato impediscono il consueto allattamento. È necessario un intervento chirurgico per consentire al piccolo di sopravvivere e l’alimentazione deve avvenire attraverso presidi medici. Il seno della mamma sembra non essere più fonte di nutrimento, il contatto fisico con il proprio bambino viene impedito da fredde macchine artificiali che però ne consentono la sopravvivenza. In questa condizione, i genitori si sentono impotenti e depauperati delle loro funzioni principali, come quella fondamentale di nutrire il loro piccolo. Ma «nutrire» non è sinonimo di allattare al seno, è qualcosa di più complesso. Consiste nello stare insieme e nel modo unico che ognuno trova per farlo. Il nutrimento non passa necessariamente attraverso la bocca e questo riguarda tutti, a qualsiasi età. Certamente quando riguarda un neonato, tutto acquista una risonanza maggiore, ma ci sono condizioni fisiche tali da richiedere presidi medici per periodi più o meno lunghi della vita o addirittura per tutta la vita. Ci sono poi bambini più grandi con patologie tali che richiedono un’alimentazione attraverso un sondino naso-gastrico o, addirittura, direttamente nello stomaco attraverso un «bottone» posizionato nella zona addominale. Si può parlare di nutrimento in questi casi? Credo proprio di sì, se si pensa a ciò che avviene nella relazione tra i genitori e il loro figlio. Ciò che nutre è quello che consente di vivere, di trovare il piacere nello sperimentare il mondo. Il processo di attaccamento si stabilisce e si consolida attraverso l’interazione tra le parti. Può avvenire anche quando al posto di un seno c’è un biberon oppure un sondino, quando invece che braccia possono esserci solo parole. È attraverso lo stare insieme ai genitori, figure di riferimento, che un bambino riesce a dare un senso alle esperienze che sta vivendo, dalla nascita in avanti; è questo che intendo con la parola «nutrimento». Ciò che consente all’individuo, a qualsiasi età, di trovare dentro di sé la spinta vitale necessaria ad andare avanti.