Le cicatrici come un amuleto

Le cicatrici come un amuleto

Mi chiamo Giada, ho 17 anni e si può dire che io e l’Associazione A.B.C. siamo quasi coetanee. Il nostro primo incontro non posso certo ricordarlo, perché ero appena nata, conosco però la storia attraverso i racconti dei miei parenti.

Il giorno della mia nascita è stato proprio memorabile e assai frenetico.

Sono stata trasportata d’urgenza dall’ospedale dove sono nata fino al Burlo, dove i chirurghi mi attendevano per sottopormi al mio primo intervento. Era tutto così inaspettato e pauroso, soprattutto per la mia mamma, che all’epoca era poco più grande di me ora. Con lei sono rimasta a Trieste per tre mesi, durante i quali sono stata operata una seconda volt

Proprio in quel periodo che A.B.C. si è fatta avanti. L’Associazione è stata vicino alla mia famiglia, mettendoci a disposizione un alloggio dove poter trascorrere quei mesi. Inoltre, accanto a loro c’era anche la psicologa, che è stata di grandissimo aiuto nell’elaborazione di quel trambusto di emozioni, che aveva colto tutti alla sprovvista.

È stato sicuramente un periodo difficile da affrontare, ricco di domande e di paure.

La vicinanza di persone affettuose e competenti deve aver reso tutto un pochino più semplice. Forse proprio grazie a questo supporto amorevole se il racconto della mia storia mi è giunto, man mano che crescevo, in modo sempre positivo, costruttivo e mai pesante.

Le cicatrici che mi hanno accompagnata in questi 17 anni (e che mi terranno inevitabilmente compagnia per sempre) non hanno mai rappresentato un problema per me.

Fin da piccola, le ho vissute  come un dettaglio che mi ha sempre fatta sentire unica e speciale, una sorta di amuleto che mi ricorda ogni giorno quanto io sia stata fortunata, e quanto io possa essere forte, sempre. Fanno parte di me, dell’inizio della mia storia, della bambina che ero, della ragazza che sono e della donna che diventerò. 

Giada

Newsletter Aprile 2023 - Giada