A.B.C. in tre parole

A.B.C. in tre parole

Quali sono le tre parole che maggiormente caratterizzano A.B.C.? Ognuno di noi in base alla propria esperienza nell’Associazione o al contatto che ha avuto con A.B.C. potrebbe identificarne di diverse. La diversità rende unici perché è ciò che ognuno di noi trasmette all’altro che rende particolare e speciale quel rapporto e quella relazione. L’obiettivo dell’Associazione è quello di supportare le famiglie ed i bambini che si trovano ad affrontare un percorso chirurgico ma il modo in cui lo fa e gli strumenti che mette in campo fanno sì che il percepito possa essere sempre diverso e quindi sempre unico.

Per scrivere questo piccolo estratto, ho chiesto ad alcuni dei volontari dell’Associazione di dirmi quali erano, per loro, le tre parole che descrivevano A.B.C. Sono moltissime le parole emerse, tutte ricche di significato.

Una delle parole che maggiormente viene riportata è famiglia: molto spesso quando parliamo di A.B.C. utilizziamo questa parola, non solo per parlare dei beneficiari dell’Associazione, ma anche per descrivere il clima che si instaura all’interno del gruppo di persone che giorno dopo giorno collaborano per la realizzazione dei progetti. La famiglia, in una concettualizzazione estesa del termine, è quell’insieme di persone che per noi hanno un significato ed un valore. Quanto spesso ci troviamo a parlare dei nostri più cari amici come di una famiglia? O di parlare di persone a noi significative assimilandole alla nostra famiglia di sangue? Una famiglia è colei che racchiude in sé un valore, degli ideali e dei sentimenti. Il gruppo allargato di persone che si incontrano grazie ad A.B.C. è una famiglia a tutti gli effetti: entriamo in contatto uno con l’altro, condividendo non solo esperienze ma anche vissuti emotivi. Guardiamo assieme ad un unico obiettivo e collaboriamo uno insieme all’altro per il suo raggiungimento. Questo credo che significhi famiglia al di là del legame di sangue.

Un’altra parola che ritorna è accoglienza: l’accoglienza in A.B.C. non è solamente un progetto ma è un modo di essere. Tutto l’anno ed in qualsiasi momento cerchiamo di accogliere nel miglior modo possibile i bisogni dei bambini e delle loro famiglie, ma al contempo cerchiamo di accogliere le necessità del reparto e degli operatori così come quelle dei volontari e di tutti i collaboratori di A.B.C. Accoglienza non significa solamente “aprire una porta” ma significa creare uno spazio. Quando creiamo uno spazio dedicato a qualcuno o a qualcosa significa che gli stiamo dando importanza e soprattutto che stiamo riconoscendo il giusto valore. Dare ascolto è diverso dal semplice sentire in quanto ci permette di raccogliere e quindi conseguentemente accogliere il bisogno che ci viene riportato, con l’obiettivo di farne tesoro, di accudirlo e di sostenerlo. Ed è per tale motivo che cerchiamo sempre di ascoltare e mai di sentire.

Una parola che non viene spesso riportata ma che caratterizza molto l’attività dell’Associazione è consapevolezza. La consapevolezza è una parola che racchiude in sé molteplici sfaccettature perché riguarda la consapevolezza di sé e delle proprie capacità/difficoltà e la consapevolezza di ciò che ci circonda. L’attività di volontariato, ad esempio, è una dei terreni principali in cui possiamo conoscere, sviluppare ed allenare la nostra consapevolezza. La vicinanza a situazioni a noi sconosciute o a noi lontane ci permette di entrare in contatto con pensieri ed emozioni che insinuandosi nel nostro essere, lo modificano. Il cambiamento spesso viene connotato in maniera negativa, ma non necessariamente lo è. Quando ci modifichiamo e quindi cambiamo grazie all’esperienza dell’Associazione, creiamo movimento dentro di noi e creiamo nuovi spazi: diamo attenzione a cose nuove, rivalutiamo quelle che conosciamo e quindi cresciamo. Implementiamo la nostra consapevolezza non solo nei confronti del mondo esterno, ma impariamo anche a percepire e ad ascoltare ciò che siamo noi, nel nostro profondo. Non sempre è necessario o utile condividere questi aspetti, sono propri e personali ed è giusto che rimangano tali.

Sono molte le parole che sono state citate dai nostri volontari, ma l’ultima su cui vorrei soffermarmi è: impegno. A.B.C. esiste grazie all’impegno di moltissime persone, che giorno dopo giorno, contribuiscono alla sua crescita. L’impegno di per sé richiama alla fatica ed al tempo, ma essere impegnati significa anche essere presenti. Non siamo impegnati solo quando stiamo facendo qualcosa, siamo impegnati anche quando stiamo pensando a qualcosa o quando rivolgiamo la nostra attenzione verso qualcosa. Il dare importanza ed il riconoscere sono di per sé un impegno. Siamo impegnati perché siamo coinvolti in ciò in cui crediamo. L’impegno genera fatica ma anche soddisfazione: non solamente una fatica fisica ma anche una fatica psicologica, connotata da possibili preoccupazioni per ciò che stiamo facendo o per le situazioni che conosciamo e per cui vorremmo poter fare di più. Far parte di una famiglia come quella di A.B.C. genera moltissime emozioni e moltissimi pensieri che rendono viva la nostra quotidianità.

Come anticipavo, queste sono solo alcune delle parole che i volontari hanno riportato e già queste ci permettono di parlare di A.B.C. e di ciò che fa giorno dopo giorno, andando a toccare alcuni aspetti delicati e profondi che ci insegnano cose nuove e ci arricchiscono come persone. Le parole hanno sempre un significato letterale, ma non dev’essere questo a guidarci nella loro interpretazione: sono le cose che percepiamo, quello che le parole ci trasmettono che è il significato profondo che hanno per ognuno di noi.

Per chiudere questo piccolo testo vi lascio con tutte le parole riportate dai volontari: sicurezza, famiglia, unione, sorriso, calore, solidarietà, impegno, amore, tenerezza, gentilezza, affetto, partecipazione, condivisione, collaborazione, gratificazione, accogliere, affiancare, ascoltare, disponibilità, flessibilità, cuore, vita, sostenere, bambini, forza, passione, empatia, dono, solarità, volontà, comunità, sostegno.

 

Giulia